Su e giù per l’Italia

Sono nato a Vibo Valentia nel luglio del 1951. I miei erano calabresi, mia madre originaria di Maida, un paesino del catanzarese, e mio padre di Reggio Calabria. Il loro amore era nato sul posto di lavoro: entrambi erano impiegati alle Poste e i loro trasferimenti determinarono buona parte della nostra vita. Un’esistenza un po’ da nomadi, soprattutto in corrispondenza dei loro scatti di carriera… Nel ’59/’60, quando avevo otto o nove anni, i miei furono trasferiti per la prima volta a Bergamo. Le medie le ho fatte ad Alzano Lombardo. Non era facile: cambiare scuola, cambiare amici, cambiare casa. Per fortuna eravamo una famiglia molto unita e c’era un forte legame sia coi miei genitori che coi miei fratelli minori, Alfonso e Virgilio.

Gli anni del liceo a Vibo

Un unico periodo di permanenza in un solo luogo, tra uno spostamento e l’altro, l’ho vissuto ai tempi del liceo. Trascorsi a Vibo tutti e cinque gli anni, dal ’64 al 69’: quello fu un record… Ricordo con molto piacere quel periodo spensierato: a scuola non ero un campione, ma in compenso mi divertivo con i miei compagni… Quelli erano anni di grande fermento. Era tutto uno “sciopero”: io e il mio migliore amico della classe concludemmo il nostro percorso scolastico con trentasei. Mio padre non se lo sarebbe mai aspettato: lui era convinto che andasse tutto bene. Ma questo non lo spostò più di tanto. Per il mio futuro si era già fatto una sua idea: la Facoltà di Ingegneria al Politecnico di Milano… In realtà lui aveva pensato anche ai miei fratelli e aveva deciso per tutti noi quel che gli pareva il meglio: dal momento che io sarei diventato ingegnere, Alfonso avrebbe dovuto studiare Medicina e Virgilio Farmacia, così non ci sarebbero state gelosie professionali. E fu così che Alfonso divenne medico, e tuttora lo è, mentre Virgilio farmacista. Ma per quest’ultimo, che pure aveva soddisfatto in pieno le aspettative di papà in merito allo studio, il lavoro fu diverso da come mio padre aveva progettato. E la “colpa”, se così si può dire, fu in parte mia. Ma di questo racconterò dopo.

L’esperienza universitaria e il primo lavoro

I miei ottennero il trasferimento a Bergamo quando avevo 19 anni… Dal punto di vista dello studio delusi molto mio padre: quando seppe che non sarei mai diventato un ingegnere mi cacciò di casa. Mi feci ospitare dal fratello di mia madre, Francesco Capuccio, uno zio “signorino” (a quei tempi essere single non era una cosa troppo consueta). 

Come secondo lavoro faceva, insieme a un suo amico, l’agente teatrale. Zio Francesco fu contento di ospitarmi e di darmi una mano anche col lavoro: così mi ci buttai a capofitto e cominciai ad andare in giro con lui per collocare orchestrine, complessi e cantanti, e questo divenne il mio mestiere…

Si diventa grandi: dalla discoteca “Il capriccio” a RTL

Poi mi sono fidanzato con una ragazza bergamasca, che oggi è mia moglie… Come impresario trattavo solo il Nord: base Bergamo, sempre in giro, da Conegliano Veneto fino a Cuneo con le orchestre e i locali da ballo. Quando poi mi sono sposato, il 29 luglio 1978 … beh… da sposato andare in giro diventava ancora più difficile. Abbiamo avuto due figli: Marta e Daniele. Intanto cos’era successo? Qui a Bergamo trovai un mio vecchio compagno delle scuole medie, Giancarlo Tebaldi, chiamato da tutti Baldo.

Fu un incontro decisivo… Io gli parlai di me e del mio lavoro e poi gli chiesi, non so come mi venne l’ispirazione: “Perché non facciamo una discoteca?”. Proprio allora stava esplodendo, infatti, la moda delle discoteche… Cominciammo a girare in auto nei dintorni di Bergamo, finché non vedemmo il Cinema Colombo ad Arcene… Siamo stati i primi a trasformare un cinema in una discoteca… L’acquisizione della radio fu un po’ un caso, nel senso che era finalizzata a promuovere l’attività del locale… Acquisimmo perciò Radio Trasmissioni Lombarde… Il nome RTL è nato proprio come acronimo di Radio Trasmissioni Lombarde… Abbiamo aggiunto 102.5 quando abbiamo cominciato a lavorare sull’isofrequenza… E poi venne il tempo della crisi delle discoteche, quando la radio andava ormai alla grande e prendeva la maggior parte del mio tempo… Dopo qualche anno “Il Capriccio” chiuse i battenti. 

L’isofrequenza 102.5

Mi dava troppo fastidio, viaggiando in macchina, mettermi alla ricerca della stazione di una radio di cui avevo perso il segnale… C’era un tecnico amico al quale avevo posto il problema chiedendo se potevo fare l’isofrequenza in radio e lui mi aveva risposto positivamente… Era un fatto molto anomalo questo dell’isofrequenza: ci sono riuscito grazie alla testardaggine che mi contraddistingue. Sono andato in giro a comprare la stessa frequenza provincia per provincia. Era una specie di scommessa: avere la stessa frequenza da Bergamo in giù e anche oltre, dal momento che mi ero messo in testa che RTL 102.5 la sentissero anche in Calabria. Sì, questo era il mio vero obiettivo.

I plus e i primati di RTL 102.5

L’attività vera e propria di RTL 102.5 l’avevamo iniziata nell’89/’90… E fu allora che facemmo i grandi investimenti, cioè ci indebitammo fino al collo e oltre, portando il segnale fino in Sicilia.

La stessa legge che sanciva la legittimità delle radio private imponeva anche di fare informazione e noi fummo i primi a mettere su una redazione radiofonica e a trasmettere il giornale orario ogni ora, per 24 ore al giorno… Si rese necessario, e questa fu la nostra fortuna, organizzare una concessionaria, di cui mio fratello Virgilio (sì, proprio lui, l’ex farmacista) fu nominato amministratore… Nel 1997 abbiamo traslocato gli studi di RTL 102.5 a Cologno Monzese, in viale Piemonte, a pochi passi da quelli giganteschi di Mediaset. Quello fu un investimento importante… RTL 102.5 è stata la prima radio ufficiale a trasmettere le partite del Milan, dell’Inter, della Juventus e del Parma, e poi il Giro d’Italia, i Mondiali di ciclismo e di sci come pure le partite della nazionale di calcio agli Europei, nel 2004 e nel 2008.

Siamo stati i primi ad acquistare i diritti di campionati importanti di calcio: lo abbiamo fatto nel 2010 per il mondiale in Sud Africa e nel 2012 per gli Europei. Siamo stati i primi a trasmettere concerti davvero importanti, come quelli degli U2 a Sarajevo, di Robbie Williams e di molti altri.

La nostra grande forza, comunque, è la diretta; una diretta che copre ben il 99% delle nostre trasmissioni… Oggi RTL 102.5 è la radio più ascoltata in Italia, con oltre 7 milioni di ascoltatori al giorno. E il fatto di aver ottenuto un posizionamento così importante, distaccando gli altri di ben due milioni e mezzo di ascoltatori, non significa che siamo appagati. La fame ancora c’è, e non verrà mai meno. 

La leadership

Il fatto che siamo riusciti a essere i primi del settore in un mondo in cui i competitor non sono persone come noi, ma grandi gruppi industriali… Aiuta molto: la consapevolezza di ciò che siamo ci fa lavorare sempre con il massimo dell’impegno per tenere le nostre posizioni… Come imprenditore sono uno che mette sempre il naso dappertutto. Devi essere informato su ogni cosa: è importante… Ho insegnato tutto questo ai miei figli…

Marta si occupa di Marketing e Comunicazione (essendo laureata in Comunicazione). Daniele, invece, si occupa della parte web (in particolare dei social) e, inoltre, di musica e di palinsesto… Io e lui il lavoro lo facciamo in radio; Marta, invece, è più vicina alla concessionaria… La concessionaria è amministrata da mio fratello Virgilio insieme a un altro socio che c’è dall’inizio: Valter Zicolillo. Poi c’è Carla Anesa, la moglie di Baldo, che è responsabile di tutta la parte strutturale e delle sedi. Capo tecnico è sempre Claudio Rizzo, tecnico storico, con noi sin dal primo giorno. Intorno a me ci sono 15/20 persone che sono il motore di RTL 102.5: il vero know how dell’azienda ce l’hanno loro. 

Very normal people

Se dovessi fare un bilancio, potrei dire che tante cose sono andate benissimo, tante così così, qualcosa è andato malissimo. Ma non ho rimpianti. E tuttora, anche se l’attività va molto bene, viviamo tutti del nostro stipendio: “very normal people”.

Ricordo ancora quando, più di dieci or sono, abbiamo lanciato la campagna col nostro claim più famoso… È stato un rischio: ma i nostri ascoltatori hanno compreso e apprezzato. Si sono riconosciuti in noi, come noi ci riconosciamo in loro. Davvero “very normal people”, ognuno con la sua eccezionalità e con la sua unicità: siamo autenticamente così. E io sono il più normale di tutti!