albo d'oro

Anna

Magnani

(alla memoria) Attrice

Biografia

Indimenticabile nelle sue mille interpretazioni, Nannarella è stata, e sarà sempre una delle più grandi attrici che l’Italia abbia mai avuto. Sfrontata, ma umile, di un fascino senza pari, ma non bellissima, con gli occhi luminosi e stanchi incorniciati da ciocche di capelli corvini, Anna Magnani non è stata solo un’attrice, ma l’archetipo stesso di decine e decine di donne che alle difficoltà della vita hanno saputo rispondere con la forza di una leonessa, pagando le conseguenze delle proprie scelte senza mai rinunciare alla dignità.

Nata a Roma il 7 marzo 1908, sua madre si trasferisce ad Alessandria d’Egitto e la affida alle cure della nonna materna e dalle cinque zie. Cresce nei quartieri popolari della Capitale, vivendo sulla propria pelle una condizione, quella della popolana, che si ritroverà ad interpretare spesso nei suoi film. Inizia a lavorare nei cabaret, nella rivista e nell’avanspettacolo, ma la vera fama le arriva col cinema, in particolare con “Roma città aperta”, che la rivela come interprete di primissimo piano.

Ha lavorato, tra gli altri, con Fellini, Pasolini e Monicelli ed è stata, insieme alla Loren, l’unica attrice italiana a vincere l’Oscar con “La rosa Tatuata”. Con 50 film all’attivo, ci ha regalato l’interpretazione di una moltitudine di donne intensissime, che rimarranno per sempre nella nostra storia. Come lei.

…non è stata solo un’attrice, ma l’archetipo stesso di decine e decine di donne che alle difficoltà della vita hanno saputo rispondere con la forza di una leonessa, pagando le conseguenze delle proprie scelte senza mai rinunciare alla dignità.

Durante il fascismo rischiò persino l’arresto per le sue irriverenti parodie del Duce. Fu un grandissimo improvvisatore che inventava battute a braccio. Arte appresa dai “guitti” con cui iniziò a recitare e che, a volte, faceva scoppiare a ridere i suoi colleghi, nel bel mezzo di un “ciack”.

Fu un benefattore discretissimo che non si vantò mai di aiutare bambini di strada e cani randagi; per cui fece costruire un canile capace di accoglierne più di 200. Fu sinceramente religioso e apertamente superstizioso.

Una dualità tipica del suo personaggio e della sua ori- gine partenopea. E fu soprattutto un uomo serissimo. Come lui stesso rivendicava. “…Totò deve fare ridere, ma l’uomo Totò, anzi il Principe De Curtis mai, il Principe De Curtis – lo sappiamo – è una persona seria”.

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